Johann
Sebastian Bach fu forse il primo a rendersi conto che era possibile
trasferire sullo strumento a tastiera la scrittura, tecnica, la
tipologia strutturale, perfino la sonorità della musica orchestrale del
suo tempo.
Ovviamente
con piena consapevolezza delle proprie capacità in fatto di sapienza
compositiva, nell'assimilare al proprio linguaggio i vari stili
musicali. E mentre da un lato si cimenta con le forme classiche della
tradizione tastieristica tedesca (la fuga, la variazione, il corale e la
toccata organistici, etc.), portandole ad inusitata ampiezza e
sorprendente livello artistico, dall'altro dimostra di saper imitare
sulle tastiere del suo cembalo sia il concerto barocco (Concerto
italiano) sia l'ouverture alla Lully (Ouverture francese) sia la suite
di danze; cosa quest'ultima che fece nelle tre serie di tali brani da
lui composte, le Suites francesi, le Suites inglesi, le Partite (o
suites tedesche).
La struttura base della suite bachiana, ereditata dalla tradizione
strumentale, cui egli stesso aderisce nella forma più essenziale nelle
Suites francesi, è formata di quattro danze, usualmente denominate alla
francese: allemande (di origine tedesca), courante (francese), sarabande
(spagnola) e gigue (inglese). Sono ormai danze stilizzate, estranee ad
una utilizzazione coreutica.
Nei suoi lavori di maggiore dimensione, sia le Suites inglesi che le
Partite, Bach pone ampi preludi di apertura, che nella seconda raccolta
avranno titoli di varia natura (Preambulum, Sinfonia, Fantasia, etc.), ed
inserisce prima della gigue conclusiva altre danze - per lo più in
coppia - note allora come galantéries, di derivazione francese:
bourrées, gavottes, menuets, passepieds.
Varie ipotesi si sono fatte, fin dai primi biografi bachiani, per
giustificare l'appellativo di "inglesi" con cui queste suites
vengono oggi riconosciute; termine stilisticamente inesatto dato che lo
stile è tipicamente francese, e che il titolo originale recita
semplicemente "Suites con preludi".
La numerologia bachiana si è anche soffermata sul fatto che queste
suites sono sei, di sei movimenti ciascuna, e che l'ordine per tonalità
discende per gradi: la maggiore, la minore, sol minore, fa maggiore, mi
minore, re minore.
Il
movimento più caratteristico e più nuovo, certo il più imponente, di
queste suites è il preludio iniziale, quasi sempre in stile fugato, e
con la ripetizione della prima parte; più conciso quello della prima
suite, più ampio (con due episodi: adagio, allegro) quello della sesta.
In questi preludi Bach prefigura quello che più tardi riuscirà a
dimostrare con chiarezza ancor più "didascalica", direi, nel
Concerto italiano: la rievocazione sul cembalo a due tastiere (non
ancora richiesto espressamente come là) di un primo tempo di
"concerto grosso" barocco, con la sua alternanza di Tutti e di
Soli. Ovviamente l'esecuzione pianistica supplisce alla mancanza di una
seconda tastiera con le differenze dinamiche permesse dallo strumento
moderno.
Al preludio fanno seguito le varie danze. L'Allemande è generalmente un
andante scorrevole di carattere melodico, la Courante ancor più
scorrevole (ma troppo scorrevole con certi interpreti!), di carattere
tra il melodico e il festante, con la sua profluvie di ornamenti, la
Sarabande è invece il momento lirico della suite, assai più statico e
spesso arricchito dal suo doppio (double) ornamentato, e infine la Gigue
conclude veloce e brillante, spesso in stile fugato: complessa e
armonicamente ardita quella dell'ultima suite. Tra le Galanterien di
queste suites sono giustamente celebri le Bourrées della seconda e
della terza suite, anche perché sono queste le uniche suites previste
dai nostri programmi conservatoriali.
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