Il 2021 è un anno speciale per l'Associazione Mozart Italia: è questo, infatti, il suo 30° anno di attività.

L'anniversario sarà festeggiato con una settimana Mozardiana importante sul tema: "Mozart: i capolavori dei suoi ultimi anni".
Si svolgerà dal 16 al 19 settembre, con una sontuosa conclusione il 24 e il 26 settembre, quando sarà proposto il Don Giovanni di Mozart (in collaborazione con Progetto Opera e Associazione Euritmus).

Protagonisti saranno musicisti del calibro di Andrea Bacchetti, Emmanuel Tjeknavorian e Orchestra Haydn, Domenico Nordio e Orazio Sciortino, Quintetto Athesis, Ensemble Windkraft e I Virtuosi Italiani, Stefano Ferrario e Il Musicattore Luigi Maio, Claudio Mattioli e Massimiliano Barbolini. Più i Giovani Mozart Boys&Girls, i Mozartkinder e The Colorful Quintet.
La chiusura della Settimana Mozartiana, domenica 19 settembre allo Zandonai di Rovereto, sarà affidata all'orchestra Haydn diretta da Emmanuel Tjeknavorian e al pianista Andrea Bacchetti che ci ha gentilmente concesso un'interessante intervista.

Caro Maestro Bacchetti, innanzitutto come sta? La pandemia ha costretto il mondo a cambiare programmi e comportamenti. Come ha vissuto il periodo di lockdown?

«Sto bene, per fortuna. Ho creduto subito nel vaccino e ora il green pass (più il rispetto della normativa anticovid) mi consente di vivere un po' più serenamente.

Il lockdown è stato lungo, difficile e pesante. Soprattutto per noi musicisti abituati a fare musica con altri artisti. Ho cercato di usare il "silenzio assoluto" in modo intelligente, per crescere, studiare, approfondire le cose per le quali, a causa degli impegni, mi è più difficile trovare il tempo.

In particolare mi sono dedicato allo studio del II libro del Clavicembalo ben temperato di Bach, un'opera immane, difficilissima, ma di grandissimo spessore e interesse musicale e artistico. L'ho anche registrato per una prestigiosa etichetta internazionale (in autunno uscirà il cofanetto con i due CD) e ho già alcune proposte importanti per eseguirlo dal vivo.

Con Bach, che è un caposaldo storico del mio repertorio, c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, da imparare, da capire. Non si finisce mai...»


Nel corso dell'anno, ho avuto il piacere di ascoltarla in diretta streaming. Come ha vissuto queste esperienze?

«Erano concerti programmati e poi annullati per il covid, recuperati con registrazioni in streaming. Per queste occasioni, ho avuto l'onore di registrare, fra l'altro, proprio l'integrale del II libro del Clavicembalo per Associazioni molto prestigiose di Genova, Torino, Udine, Roma, Milano, Como, ecc.

Suonare in streaming è un'esperienza interessante, ma tutt'altra cosa è suonare dal vivo. Per noi musicisti, il pubblico è la linfa vitale, la finalità di tanto lavoro fatto in studio: anche l'ansia, la paura e l'emozione per un'esecuzione dal vivo, ti premia, ti arricchisce, ti regala quegli attimi di soddisfazione che, un po' per tutti gli artisti, sono una ragione di vita».


Lei ha suonato con grandi musicisti e con ottime orchestre. Con chi le piacerebbe suonare ancora?

«Fin da bambino ho avuto l'onore di suonare con molti grandi musicisti, orchestre, direttori. Tutte grandi esperienze umane e musicali, oltre che formative e costruttive dal punto di vista artistico, che mi sono ancora oggi d'ispirazione.

Recentemente ha lavorato con Uto Ughi, Pavel Berman, la giovane Maristella Patuzzi: con loro mi sono trovato molto bene! Con Antonella Ruggero abbiamo costruito una re-interpretazione in chiave classica dei suoi successi: una trascrizione bellissima che abbiamo eseguito anche all'Auditorium di Milano con una formazione cameristica della Verdi. Fra le altre cose, ho suonato Mozart con l'Orchestra Sinfonica dell'Auditorium diretta da Claus Peter Flor, con l'Orchestra da Camera Fiorentina diretta da Gianna Fratta, e con l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Marco Boni.

È molto bello, e per me motivo di grande soddisfazione, suonare con artisti di questo livello, con i quali la musica diventa un dialogare coinvolgente ed emozionante, che mettono sempre in gioco professionalità, talento, esperienza e notevoli conoscenze musicali, serietà e impegno nello studio, nelle prove, nelle esecuzioni.

Ha già suonato a Rovereto. Ricordo il suo stupendo Bach! Quest'anno tornerà nel bellissimo Teatro Zandonai per esibirsi con l'Orchestra Haydn diretta da Emmanuel Tjeknavorian».


Lei e Tjeknavorian siete stati entrambi bambini-prodigio, come peraltro lo fu anche Mozart. Cosa risponderebbe a chi sostiene che ai bambini non bisogna togliere l'infanzia, e che un enfant-prodige deve sopportare impegni e ore di studio troppo gravosi per la sua età?

«Essere enfant prodige è un dono della natura. Con l'orecchio assoluto si nasce. Tutto si sviluppa con grande naturalezza, inconsapevolmente. Viene tutto spontaneo, anche lo studio che, almeno nel mio caso, non ha mai pesato. Anzi, hai bisogno di suonare perché ti diverti. Metti le mani sulla tastiera e il piano suona da solo. Senti un motivo e ti viene spontaneo ripeterlo, stesso tono, stesse note, stesso ritmo... Non ho mai sentito la fatica dello studio. Le sonate di Mozart le imparavo a memoria con facilità, quasi solo ascoltandole, così come Bach, Chopin, Schubert, ecc.

Ricordo che quando suonavo “cantavo”. Quando suonai per la prima volta davanti al M° von Karajan, nel suo studio al Festspielhaus di Salisburgo, eseguii la sonata KV333 e suonando, sovrapponevo con la voce, terze, seste, melodie di controcanto, ecc. Il Maestro mi ascoltò con commovente affetto e attenzione e alla fine mi disse parole di grande apprezzamento per il fraseggio, il tocco, il pensiero musicale; mi spiegò che anche lui canta quando dirige, ma che “canta dentro” per non disturbare l'esecuzione; illuminandomi con la sua autorevolezza, mi disse che il "cantare dentro" era sinonimo di una musicalità innata, spontanea, che veniva dal cuore, che non dovevo sopprimere, ma che dovevo imparare a gestire per non disturbare gli ascoltatori.

All'inizio faticai moltissimo, perché per me era talmente spontaneo che non riuscivo a controllarmi; ma, piano piano, imparai. Anche oggi, quando studio, spesso mi lascio andare a questo "istinto" che arricchisce lo spirito, sviluppa la fantasia, aiuta a entrare nel pensiero autentico del compositore, come mi diceva sempre il M° Berio, ad andare dentro le note, una per una, frase per frase, nella loro grande ed infinita profondità».


A Rovereto suonerà il KV 537: il Concerto dell'Incoronazione. Un concerto impegnativo e importante. So che, durante l'estate ha suonato anche altri concerti per pianoforte e orchestra di Mozart. Ama Mozart come Bach?

«Sì, ho suonato proprio il KV 537 a Milano all'Auditorium Verdi con la omonima orchestra diretta da Klaus Peter Flor, e altri concerti mozartiani per Serate Musicali sempre a Milano in Sala Verdi, a Bologna ed in altre città.

Mozart è stato il mio autore prediletto fin da quando era un bambino; ho cominciato con il KV 414 e poi via via ho studiato i suoi più importanti concerti, che poi ho eseguito più volte con orchestre e direttori di rilievo internazionale. Naturalmente, all'Accademia di Imola con il M° Scala, ho avuto modo di studiare e suonare buona parte del grande repertorio pianistico, come tutti i pianisti.

Il mio amore per Bach è nato nell'età adolescenziale, con le Suites e, soprattutto, con le Variazioni Goldberg. Le ho studiate per anni, prima di eseguirle in pubblico e di registrarle, e ogni volta che le riprendo scopro sempre qualcosa di nuovo. Poi ho lavorato molto sui concerti di Bach, che ho registrato con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (una magnifica esperienza! Musicisti straordinari.... ) e via via fino al "Clavicembalo ben temperato", uno dei progetti più coinvolgenti di questi mesi».


Articolo scritto per la «Voce del Trentino» in collaborazione con Marvi Zanoni

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