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Incontro con Andrea Bacchetti


Quel pianoforte buca
il piccolo schermo



Il 38enne pianista genovese è tornato in Tv nel programma di Piero Chiambretti e propone anche qualche minuto di Chopin, Bach o Scarlatti, con "ritorni" interessanti sui social network.
La dimostrazione che la televisione è il mezzo ideale per raggiungere i giovani: «Sono sempre più presenti ai miei concerti, mi fermano per strada».
La collaborazione con Antonella Ruggiero: una grande voce e un pianoforte

di FILIPPO MICHELANGELI

La cosa che mi ha sempre colpito di Andrea Bac­chetti è la curiosità. Chi pensa al pianista classico iso­lato in una torre d'avorio quando lo conosce deve ri­credersi. Bacchetti è un musi­cista classico che si interessa di tutto. E non solo di pia­noforte. Certo, quando è alla tastiera si immerge nei suoi adorati Bach e Mozart, ma quando gli parli senti che la sua testa è quella di un uomo del terzo millennio.
Non è un caso che, a di­spetto di tanti sopraccigli al­zati nel mondo dell'accade­mia, vada spesso in televisio­ne ospite del suo mentore Piero Chiambretti. E il popo­lare conduttore torinese, lo conosciamo tutti, non è fa­moso per il bon-ton. Insom­ma, ogni volta i siparietti tra i due sono improntati alla più disinvolta e irriverente ironia.
Un altro musicista classico al posto di Bacchetti avrebbe gettato la spugna subito. Non il 38enne pianista genovese che sul punto ha le idee chia­rissime: «La prima cosa che dovrebbe fare la "classica" è utilizzare un linguaggio più semplice, alla portata di tutti». E la Tv è il mezzo ideale per raggiungere milioni di italiani.

Nel cd allegato c'è l'inedi­ta registrazione del Concerto K 271 di Mozart che eseguì in fi­nale al Concorso pianistico "Micheli" di Milano nel 2001. Per la cronaca non venne as­segnato il primo premio, se­condo giunse un 17 enne ar­gentino Horacio Lavandera oggi attivo soprattutto in Su­damerica, terzi lei e Roberto Prosseda e tutti e due da allo­ra avete fatto una splendida carriera. Che ricordi ha di quel concorso? E in generale che ne pensa dei concorsi pianistici?
È un ricordo molto bello che ogni volta mi procura una grandissima emozione. Passo passo, tra una elimina­toria e l'altra fino alla finale alla Scala! Oggi i concorsi mi sembra che abbiano perso un po' del loro "potere", nel sen­so che, per quanto importan­ti, non sempre assicurano ai vincitori una carriera interna­zionale.
Forse perché la mu­sica si costruisce giorno per giorno, con lunghi anni di studio che non finiscono mai e il "talento" deve essere "ali­mentato" costantemente con "pillole" di saggezza, cultura, esperienza che si ricevono dal costante contatto e l'a­scolto nel tempo con artisti che veramente hanno lascia­to il segno. Il «Crescendo in continuo ... all'infinito» di cui mi parlava spesso Felix Baumgartner a Lucerna.

Quest'anno si svolge il 60° Premio Busoni. Nel suo albo d'oro ci sono i più bei nomi del pianismo internazionale, ma ha il vizio di non assegnare il primo premio, in 59 edi­zioni ci sono state ben 32 fu­mate nere. Lei è favorevole o contrario a dare comunque la medaglia d'oro?
È una domanda difficile: la "medaglia d'oro" bisogna dar­la soltanto se si trova il musi­cista che veramente la merita. Ma è anche difficile stabilire criteri univoci che "valgono" la medaglia d'oro. Anche per­ché poi è soltanto il tempo a stabilirlo, forse non solo la giuria.

Negli anni lei si è fatto no­tare dal grande pubblico in­tervenendo in programmi te­levisivi di grande ascolto con­dotti da Chiambretti. Sem­brava un'esperienza occasio­nale e invece in queste setti­mane è ancora in Tv su "Chiambretti Grand Hotel".
Nell'accademia non tutti so­no favorevoli a questo tipo di commistione, classica e tele­visione popolare. Che cosa ri­sponde a chi la critica?

Il mondo cambia, molto velocemente. Anche nella musica. Bisogna seguirlo, al­trimenti rimani tagliato fuori. È noto che il pubblico della "classica" è in larga parte co­stituito da persone di una cer­ta età. Giovani pochi, pur­troppo.
Ebbene dal "Chiam­bretti Night" in poi ho consta­tato il grande interesse dei gio­vani, in crescita costante, che pur vedendoti in una trasmis­sione "non classica" sono sem­pre più presenti ai miei con­certi; non solo, ti chiedono, ti fermano per strada, ti scrivo­no, vogliono sapere come un "pianista classico" riesca ad ac­compagnare dal vivo grandi nomi quali la Vanoni, Emma, la Pausini, Venditti.
Adesso, comunque, nel "Chiambretti Grandhotel" Piero Chiam­bretti, persona di grande in­telligenza e sensibilità, mi consente anche di suonare qualche minuto di Chopin, Bach o Scarlatti e i "ritorni" di interesse (Facebook, YouTu­be, Twitter) sono in crescita veloce e costante.
Anche il mondo discografico reagisce positivamente. lo vedo la tele­visione come un'iniziativa in­telligente che porta la "tua" musica (classica) in un mon­do nuovo, fra la gente, a un pubblico che diversamente sarebbe difficile da raggiun­gere con i canali tradizionali.
E poi, scusate la franchezza, ma bisogna pur fare qualcosa di nuovo, di "controcorren­te", di innovativo. La storia ci ha insegnato che queste cose all'inizio le criticano tutti, mai poi - se possono - le vogliano fare tutti.

In Tv, fatti salvi i concerti di capodanno e qualche con­certo su Rai5, di "classica" non si parla mai. Come si im­maginerebbe lei una trasmis­sione di classica in televisione? Avrebbe senso un talent show o un salotto televisivo dedicato al pentagramma? Chi potreb­be condurlo?
Bella domanda, grazie. lo credo che la prima cosa che dovrebbe fare la "classica" è utilizzare un linguaggio più semplice. Alla portata di tutti e non solo di chi conosce questa materia. La semplicità nelle parole e nei concetti è la regola più importante per raggiungere il grande pubbli­co. Anche quello dei non ad­detti ai lavori.
Ricordo quan­do da ragazzo studiavo la Se­quenza per pianoforte di Be­rio. Musica difficilissima, per me a quell'età quasi incom­prensibile. Eppure Berio riu­sciva ad essere talmente sem­plice e modesto che, nono­stante l'allora mia giovane età, credo di essere riuscito a capire bene il suo pensiero, la sua storia, la sua filosofia musicale, che ogni giorno con il passare del tempo mi illumina ancora.
Poi, biso­gnerebbe anche ampliare la "platea" degli "attori", cioè di coloro che vengono invitati nelle trasmissioni. In Italia ci sono tanti giovani, ma anche meno giovani, molto bravi, che avrebbero cose "nuove" da dire; ma se non hai vinto il concorso o se non sei una "star" difficilmente vieni con­siderato. Quindi ben venga una trasmissione rivolta al grande pubblico per "scopri­re" i talenti reali, quelli che hanno veramente idee nuo­ve. lo credo nell'innovazione, nell'antico rigore vestito in jeans e occhiali colorati.
Non saprei da chi potrebbe esse­re condotta una trasmissione di classica, magari la vostra ri­vista notoriamente molto co­nosciuta potrebbe farsi cari­co di proporla a qualche re­dazione televisiva. Confesso che mi piacerebbe molto es­sere nello staff che si occupa della produzione. Un'espe­rienza ancora nuova che, si­curamente mi arricchirebbe molto.

Quanto è importante l'o­pera di Mozart nella letteratu­ra pianistica? Come se lo im­magina davanti alla tastiera? Virtuoso, istrione, improvvi­satore, poetico?
Di Mozart, come di Bach, mi sono innamorato da bam­bino. Ho cominciato a studia­re le Goldberg che avevo 10 an­ni e le ho suonate in pubbli­co dopo molti anni. La Sona­ta K 330 l'ho suonata la pri­ma volta a 11 anni in occasio­ne del mio primo incontro (nel Festspielhaus di Sali­sburgo) con Karajan. A quel­l'epoca suonavo e cantavo (terze, controcanti, parti or­chestrali nei concerti, ecc.). Fu bellissimo imparare da Karajan che bisogna cantare, eccome, ma "dentro", senza farsi sentire.
Da questo episo­dio nacque appunto quella frase che ha un po' accompa­gnato tutta la mia vita musi­cale e cioè il "cantar den­tro" ... Appunto come mi di­ceva lui. Come mi immagino Mozart al pianoforte? Genio e sregolatezza, bellissimo e simpaticissimo!

Nel cd lei è accompagnato da due prestigiose orchestre italiane: la Filarmonica della Scala di Milano e l'Orchestra del Carlo Felice di Genova. Per decenni hanno rimprove­rato alle nostre orchestre di essere più adatte alla lirica che alla sinfonica. Buone per Verdi, meno per Mahler. È ancora così?
Io mi sono trovato molto bene. Fra l'altro non ho espe­rienza nel mondo lirico quin­di non posso fare questo con­fronto. La Filarmonica della Scala era stata coinvolta nella finale del Premio Micheli. Il teatro era tutto esaurito, un'e­mozione immensa! Sentendo oggi il cd, a distanza di tanti anni, mi emoziono ancora.
Con l'Orchestra del Carlo Fe­lice di Genova ho suonato molte volte. Fin da bambino. Sono di Genova e conosco bene molti professori dell'or­chestra. Poi c'era Fabio Luisi sul podio che è stato per me un grande onore e con quale ci siamo trovati subito, fin dal­la prima prova in perfetta sin­tonia, così come con l'Orche­stra.

Oggi ha 38 anni ed è nel pieno della carriera. Essendo stato un enfant prodige si esibisce in pubblico da quasi 30 anni. Non ha mai avuto mo­menti di stanchezza col pia­noforte? Non le sarebbe pia­ciuto cimentarsi anche come direttore d'orchestra?
Per ora no. lo suono e stu­dio molto volentieri. Da ado­lescente ho avuto, come tutti, credo, qualche momento di sconforto ma grazie alla guida di Franco Scala a Imola sono riuscito a superarli. A volte qualche arrabbiatura, magari un po' di demotivazione, di sconforto, perché vedi che non riesci a farti apprezzare in certi contesti.
Credo di poter dire che sia con la "Tastiera Italiana", ma anche con Bach, molti miei cd hanno raccolto consensi entusiastici soprat­tutto dalla stampa internazio­nale. Alla fine però quando vedi che fai tantissima fatica, tanti sacrifici, ore e ore di la­voro per raggiungere questi risultati e poi, in Italia soprat­tutto, ben pochi se ne rendo­no conto o li apprezzano, ma­gari ti arrabbi un po'. Ma poi passa tutto.

Tantissimi suoi colleghi dopo una brillante carriera sono finiti a insegnare in Con­servatorio. Un incarico prestigioso che non esclude la pos­sibilità di continuare a suona­re. Perché lei non si è mai av­vicinato a questa opportu­nità? Non le piace insegnare?
Per ora, dentro di me, sen­to solo una grande voglia di studiare, di crescere e mi pia­ce moltissimo suonare. Stare sul palcoscenico, magari in­sieme a orchestre, musicisti, direttori dai quali apprendere sempre qualcosa di sconosciu­to, scoprire aspetti, sfaccetta­ture, interpretazioni sempre più vicine al compositore, co­me se le avesse scritte ai gior­ni nostri.

Una curiosità: è vero che ha aperto una tabaccheria a Recco e a tempo perso vende sigarette e valori bollati?
Assolutamente no! (ride). Sono solo dicerie, magari an­che alimentate dalla mia vo­glia di scherzare o di scher­mirmi un po' quando sono stanco e tanta gente mi fer­ma per strada, in aeroporto. Non ne avrei neanche il tem­po. Quando sono a casa stu­dio ore e ore. Sono spesso in giro per il mondo, ma poi ho sempre richieste per pro­grammi tradizionali, ma an­che per repertori nuovi, sconosciuti, compo­sitori contempo­ranei o storici che mi interessa­no moltissimo e ai quali mi dedi­co con passione.
Ma per tutto que­sto ci vuole del tempo. Recente­mente ho suo­nato a Madrid in prima mondiale un brano bellissi­mo dedicato a Scarlatti che il compositore Fa­bio Vacchi mi ha dedicato. Mi so­no emozionato moltissimo. Sto facendo un gran­de lavoro con Mario Marcarini (Sony) per la ri­scoperta dei ma­noscritti del Set­tecento.

Ho letto sul Cor­riere della Sera della sua nuo­va collaborazione con Anto­nella Ruggiero, ma anche dei suoi nuovi progetti discogra­fici ...
Con Antonella Ruggiero (genovese anche lei, ndr) stiamo lavorando a un pro­getto che leghi una grande voce e un pianoforte. Un re­pertorio che stiamo co­struendo molto meticolosa­mente e che spazi dalla gran­de musica fino ai suoi successi più importanti, ma anche a una re-interpretazione perso­nale e raffinata di motivi in­ternazionali di notevole im­patto sul pubblico. Dovrem­mo già essere pronti già per un tour estivo in alcune loca­lità turistiche, ma anche nei teatri per la prossima stagio­ne 2015/16. Per me è un'op­portunità nuova, mi affascina moltissimo.
Sui progetti di­scografici il primo è il doppio cd per Sony con l'integrale dei Concerti di Bach (piani­sta e direttore) con l'Orche­stra Nazionale della Rai di To­rino. Li abbiamo già registrati e mi sono trovato benissimo. Dovremmo poter fare con lo­ro anche qualche concerto e spero un secondo cd.
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