VENERDÌ, 3 FEBBRAIO 2012

Andrea Bacchetti, Giovanni S. Bach; e poi più (attorno a un concerto
per piano solo)

al M.o Lele Marchitelli

Niente da fare, gentili voi 11 lettori: Andrea Bacchetti è il più bravo, punto e a capo. Anche quando suona uno Steinway D Model magari non dei più recenti, lo è, per cui, se vi va, proseguite la lettura. Iersera, nel Teatro del Casino di Sanremo, davanti a 150 paganti circa, egli interpretò le Variazioni Goldberg BWV 988, da lui mirabilmente incise nel 2010 per Dynamic (CDS 659). Le Goldberg del 35enne genovese vivono di una lettura attenta alla sintassi dell'opera sia nel suo insieme, sia in ognuna delle sue parti e di un'attenzione specialissima alla loro dimensione melodica. Le asperità tecniche, superate con agilità naturale dall'interprete, furono rese come sviluppi logici del pensiero musicale: e a questo s'aggiunse la grazia del gesto e la micidiale precisione del tocco, la cura per le dinamiche, il gusto per i colori e i timbri. Se raramente si ascolta una variazione X tanto curata negli ornamenti, anche più difficile sarà ascoltare oggi una resa tanto felice della ricchezza cromatica della XXV. Ancora una volta, infine, sembrò quasi miracoloso il senso di Bacchetti per il ritmo e i tempi: quanta gioia nelle sarabande che, non si corresse il serio rischio di suonare ridicoli, si vorrebbero chiamare ballabili.  Nei 4 bis concessi, fece spicco uno spettacolare Pulcinella, da A prole do b Heitor Villa Lobos, un minuto e mezzo circa in 2/4 di pura allegria, con le mani alternate a rincorrere le melodie pazzamente innocenti del gran compositore brasiliano, a risaltare esattamente come indicato in partitura; e, in apertura, una Sonata in la di Domenico Scarlatti, eseguita con splendido tratto settecentesco.

Conchiusi i 4 bis, il pubblico sciamò, forse non del tutto consapevole d'esser stato testimone di un concerto prodigioso. Lo scriba sì, e s'è provato a darne conto.