VERSIONE STAMPABILE
luglio-agosto 2010
i dischi 5 stelle del mese
A pochi mesi di distanza dal doppio CD con le Invenzioni e le Sinfonie l'avventura di Andrea Bacchetti nel «mare magnum» del repertorio bachiano si arricchisce di un nuovo capitolo, dedicato alle Toccate.
Pagine giovanili, poco eseguite e poco registrate, come tutti i lavori che non presentano un virtuosismo fiammeggiante le Toccate richiedono un interprete attento e misurato, capace di rendeme le sfumature senza caricarle eccessivamente, sul piano espressivo come su quello virtuosistico. Da consumato interprete bachiano il trentatreenne pianista genovese si dimostra all'altezza del compito, consegnando all'ascoltatore letture asciutte ed altamente efficaci.
Nitidi e lineari i movimenti in forma di Concerto (per esempio quello d'apertura della Toccata BWV 916), incisive le fughe, delicati i movimenti lenti. In questi ultimi si respira la dolcezza già notata nelle
 

interpretazioni delle Invenzioni e delle Sinfonie (cfr. numero 213 di MUSICA), una nota di malinconia che va ad arricchire la tavolozza espressiva del pianista genovese. Si prenda la Toccata BWV 914.
Il carattere divagante e improvvisativo del breve Preludio è tutto impresso in fraseggio libero pur senza eccessi, la doppia Fuga a quattro voci che segue è realizzata con grande rigore ma senza rigidità ritmiche e così la Fuga conclusiva a tre voci, mentre l'Adagio è dolce e sognante. Il suono sempre calibrato al millimetro, gli stacchi di tempo agevoli e naturali sono le cifre di un'interpretazione nella quale emergono la logica e la poesia del nudo contrappunto. A tratti il tessuto musicale è animato da una mobilità intrigante e leggera, come nella Fuga conclusiva della Toccata BWV 915, ma nel complesso queste interpretazioni restano sempre misurate. La brillantezza non c'era nel doppio CD con le Sinfonie, le Invenzioni e la Seconda Partita e non c'è nemmeno adesso. Però in questo caso non è un limite, anzi pagine così limpide e lineari come le Toccate non reggerebbero interpretazioni apertamente virtuosistiche e dai tempi troppo rapidi.
 

Da apprezzare anche la finezza con cui sono rese le esili trame dei preludi dal carattere improvvisativo, animati da minimi scarti agogici in un clima di raccolta malinconia.

Luca Segalla



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