Il pianista Andrea Bacchetti e il violinista Philipp Graffin a Novara


Non accade spesso, per lo meno a Novara, che in una sola serata di musica sia possibile ascoltare due affermati solisti, impegnati nell'esecuzione di due opere diverse. È stato invece il caso del concerto tenutosi ieri sera, mercoledì 27 novembre, al Coccia, che ha visto prima il pianista Andrea Bacchetti, ormai di casa fra Novara e Vercelli, alle prese col Concerto n.2 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Beethoven e dopo l'intervallo il violinista francese Philipp Graffin suonare il Concerto in mi minore di Mendelssohn. Ad accompagnarli una compagine orchestrale tra le più importanti e "produttive" oggi in Italia (coi suoi più di 150 concerti annuali): l'Orchestra di Padova e del Veneto, affidata per l'occasione al personaggio forse meno noto della serata, il violinista e direttore Tuomas Rousi: finlandese, classe 1967, ottimi studi con mostri sacri della vita musicale finnica come Jorma Panula ed Esa-Pekka Salonen, finora è uscito poco dai patrii confini e in sale di non grandissimo prestigio. Il programma era arricchito da un pezzo per sola orchestra, l'Ouverture, Scherzo e Finale di Schumann, composizione "minore", inusualmente cantabile e luminosa del grande romantico, eseguita come ghiotto antipasto all'inizio della serata. Anticipando subito il nostro giudizio, diremo che è stato un concerto di buon livello, ampiamente meritevole del folto pubblico, non solo locale, accorso per l'occasione. Su quel simpatico folletto della tastiera che è Bacchetti, ormai non possiamo che ripeterci: con gli anni è venuto sempre più affinando il "suo" suono, che è fatto di un tocco calibratissimo e limpido, dal timbro cristallino e dalla miracolosa esattezza di tempi e dinamiche, con una cantabilità "viennese" che ne fa l'interprete ideale di Mozart e dunque di quel Beethoven mozartiano quanto mai del secondo concerto per pianoforte, che in effetti il maestro genovese ha eseguito alla perfezione: splendido per scelta dei tempi e del colore l'Adagio centrale, in cui la tastiera, sotto le dita di Bacchetti, è stata di una morbidezza senza pari. Il pubblico ha gradito il bis, la sezione conclusiva del Finale del medesimo concerto. Naturalmente non ha deluso neanche Graffin, che dal suo D. Busano 1730, dal suono leggermente ombrato, ha saputo ricavare un suggestivo timbro chiaroscurato, che ha scavato profondità inedite nella melodia mendelssohniana. Bello il suo bis, tratto da un pezzo del compositore russo contemporaneo Rodjon Scedrin. Decisamente apprezzabile la direzione di Rousi, dal gesto ampio e incisivo, che ha saputo guidare bene l'orchestra nei vari reparti, valorizzando in particolare i legni nel dialogo col pianoforte del concerto beethoveniano. Prolungato e convinto l'applauso finale del pubblico in sala.

29 novembre 2013 - Bruno Busca